lunedì 5 maggio 2014

PIOGGIA


listening to Giovanni Allevi, Back to life

Silvia camminava veloce, sotto ad un largo cappuccio, riparandosi dal freddo e dai pensieri. Avvolta in un grande mantello verde, Silvia non pensava. I piedi ben saldi negli anfibi viola andavano rapidi, senza preoccuparsi di schivare le pozzanghere. Annegava Silvia, nel mare di acqua acida che riempiva le buche dell'asfalto, annerendo ogni cosa. Camminava svelta, e avvertiva di tanto in tanto l'acqua sollevarsi dietro ai propri talloni e attaccarsi sudicia ai collant, dietro la gamba, appena sopra l'incavo del ginocchio, ghiacciandole il sangue per un istante.

Silvia non poteva fermarsi. Scappava, lontano da quell'uomo che ancora una volta le aveva mentito. Muoveva le gambe veloci, e ad ogni passo si facevano macigni. Complice la pioggia, complici gli anfibi. Complici i pensieri, i ricordi. Le speranze dimenticate, le promesse spezzate. I baci e i sogni rimasti a riempire belle scatole bucate. Buone neanche a contenerci un'illusione. 



Non piangeva. Si stringeva forte nel mantello per essere sicura di avere ancora del calore in corpo, per aggrapparsi a quella sensazione di buono, all'odore di casa. Per sentire il sangue scorrere nelle vene. Faceva freddo, fuori e dentro Silvia. Qualche goccia acida le cadde distrattamente sul volto, superando la corazza del mantello. Per qualche secondo, si fermò. Immobile, al centro del marciapiedi. Le persone indaffarate, chine nei loro giacconi grigi protetti da buffi ombrelli multicolore - uomini e donne grigi, ciechi verso una meta prestabilita, sovrastati da un turbinio di pensieri - le sfrecciavano accanto, senza notarla. Silvia si fermò, piccolo immenso puntino verde a spaccare il grigio di ogni cosa. Tolse il cappuccio e guardò il cielo, annusando forte l'aria. Si ricordò di avere un viso, degli occhi, labbra e bocca. Lasciò andare la presa sul mantello e immerse le mani nel volto. Respirò e leccò la pioggia dal palmo delle mani. Pianse, tornando a bere la vita.