listening to Giovanni Allevi, Back to life
Silvia camminava veloce, sotto ad un largo cappuccio,
riparandosi dal freddo e dai pensieri. Avvolta in un grande mantello verde,
Silvia non pensava. I piedi ben saldi negli anfibi viola andavano rapidi, senza
preoccuparsi di schivare le pozzanghere. Annegava Silvia, nel mare di acqua
acida che riempiva le buche dell'asfalto, annerendo ogni cosa. Camminava
svelta, e avvertiva di tanto in tanto l'acqua sollevarsi dietro ai propri
talloni e attaccarsi sudicia ai collant, dietro la gamba, appena sopra l'incavo
del ginocchio, ghiacciandole il sangue per un istante.
Silvia non poteva fermarsi. Scappava, lontano da quell'uomo che
ancora una volta le aveva mentito. Muoveva le gambe veloci, e ad ogni passo si
facevano macigni. Complice la pioggia, complici gli anfibi. Complici i
pensieri, i ricordi. Le speranze dimenticate, le promesse spezzate. I baci e i
sogni rimasti a riempire belle scatole bucate. Buone neanche a contenerci
un'illusione.
Non piangeva. Si stringeva forte nel mantello per essere sicura
di avere ancora del calore in corpo, per aggrapparsi a quella sensazione di
buono, all'odore di casa. Per sentire il sangue scorrere nelle vene. Faceva
freddo, fuori e dentro Silvia. Qualche goccia acida le cadde distrattamente sul
volto, superando la corazza del mantello. Per qualche secondo, si fermò. Immobile, al
centro del marciapiedi. Le persone indaffarate, chine nei loro giacconi grigi
protetti da buffi ombrelli multicolore - uomini e donne grigi, ciechi verso una
meta prestabilita, sovrastati da un turbinio di pensieri - le sfrecciavano
accanto, senza notarla. Silvia si fermò,
piccolo immenso puntino verde a spaccare il grigio di ogni cosa. Tolse il
cappuccio e guardò il
cielo, annusando forte l'aria. Si ricordò
di avere un viso, degli occhi, labbra e bocca. Lasciò andare la presa
sul mantello e immerse le mani nel volto. Respirò
e leccò la
pioggia dal palmo delle mani. Pianse, tornando a bere la vita.